giovedì 19 novembre 2015

Continuerò a vivere.

Dopo quanto successo nella notte fra venerdi e sabato scorso a Parigi, non ho detto e scritto niente, nauseata dai messaggi sui vari social ed in modo particolare facebook, che ammetto essere più interessante quando si pubblicano e condividono gattini e tramonti.

Ho acceso una candela e l'ho messa alla finestra, quando si consumava spegnendosi, la sostituivo e la riaccendevo, in silenzio ho mandato un pensiero, tanti pensieri a chi ha vissuto e continua a vivere le conseguenze di quanto successo.

Ieri ho partecipato ad un convegno, uno dei relatori era francese, e prendendo la parola con voce rotta dalla commozione, ha ricordato quanto fosse brutto, triste, vergognoso quanto successo, dalla sala è partito un applauso vero, sentito e un brivido mi ha riempito gli occhi di lacrime.

Stamattina ho visto un articolo su una testata nazionale, parlava del riconoscimento dei corpi, finalmente tutte le vittime sono state riconosciute, tutte le vittime hanno vicino persone che le piangono, che le ricordano. Quell'articolo era correlato ad un altro testo, una lunga serie di foto, le foto delle vittime accompagnate da una breve biografia, foto prese dai cellulari, dai social, foto che li ritraggono sorridenti, spensierati come lo erano quella sera ad un concerto, in un ristorante, allo stadio.

Ho guardato e osservato tutte le 129 foto, letto tutte le 129 biografie, ho pianto, si, ho pianto e ho mandato subito un messaggio a mio marito, una sciocchezza, ma ne avevo bisogno.

Non cambierò le mie abitudini, continuerò ad uscire, ad andare ai concerti, a viaggiare, continuerò a ricercare il bello in ogni angolo, in ogni dove, continuerò a prendermi cura delle persone a cui voglio bene e che amo.

Continuerò a vivere.

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