venerdì 27 giugno 2014

Un pugno che mi ha fermato il cuore per qualche secondo

Io non sono mamma e certe cose posso solo cercare di capirle, ma sono figlia e certe cose le capisco dal mio punto di vista, conoscendo quanto è grande l’amore di una madre per i propri figli, quanta dedizione e sacrificio c’è in ogni loro comportamento per il bene dei figli, questo lo conosco bene e lo capisco, anche se ormai sono una figlia adulta, in età per essere madre a mia volta, il prodigarsi di mia madre mi lascia ancora senza parole, sempre pronta, sempre io nelle sue priorità. Un amore grande, sincero, profondo, viscerale che non ha paragoni.

Ieri ho conosciuto una ragazza giovane e già madre di tre bambini, che però non sono con lei, ha dovuto metterli in una comunità dove possono ricevere le cure di cui necessitano, non potendo lei mantenerli. Cosi possono andare a scuola, mangiare, giocare e andare in vacanza; non riceveranno tante coccole, lei stessa mi ha detto che li sono tutti uguali, indipendentemente dall’età e dai loro bisogni, li abituano all’autonomia, in quei posti si diventa grandi alla svelta, si impara ad arrangiarsi, si capisce subito che la vita non è facile.
Lei li sente una volta alla settimana, ma è contenta, perché li sente sereni, perché andranno al mare, perché fanno cose che lei non sarebbe in grado di dargli, li vede poco, perché non sempre ha i soldi per poterli andare a trovare, ma comunque è serena perché sa che stanno bene, non so se è una cosa che si dice per convincersi di aver fatto la scelta giusta o se lo pensa veramente, questo non l’ho capito.
Il più piccolo di questi bambini, pochi anni, è stato dato in adozione, adozione definitiva e lei non lo vedrà più, non lo sentirà più e li mi si è fermato il cuore per qualche secondo, ho mandato giù delle lacrime che mi hanno colto alla sprovvista, lasciandomi senza parole.

Potremmo farci tante domande e la più immediata è chiederci perché ha fatto tre figli se non aveva lavoro, se non poteva mantenerli e garantire loro una vita normale, potremmo sì farci queste domande ma potremmo anche chiederci dove stiamo andando, dove vogliamo andare, che direzione stiamo prendendo.

mercoledì 25 giugno 2014

Pensieri liberi e forse senza senso...

Ieri è stata una di quelle giornate lunghissime, di quelle che sai quando iniziano ma non sai quando finisce, sveglia all'alba e poi di corsa per seguire i mille impegni da una parte all'altra della città.
Arrivata a sera, avrei voluto solo fare una cosa, correre, cambiarmi e uscire, per una corsa rotonda, come la chiamo io, senza orologio o meta, solo con i battiti del tuo cuore e il calpestio dei piedi sull'asfalto a farti compagnia.
Ma ieri sera giocava la nazionale e con gli amici avevamo organizzato di guardare la partita tutti insieme e quindi non ho potuto godermi questo momento tutto mio, che avrebbe risollevato le sorti di una giornata infernale, regalandomi ulteriore stanchezza ma lasciandomi più leggera.
Non ho intenzione di dilungarmi sulla figuraccia fatta dalla nazionale, d'altronde solo perchè è lo sport nazionale, ci sentiamo tutti esperti e tecnici e soprattutto in dovere di esprimere un giudizio su quanto successo, hanno giocato male e hanno meritato di tornare a casa.
Oggi le battute si sprecano e più che sorridere fanno venire una gran tristezza, ho letto un post molto interessante che trovate qui scritto da una persona più autorevole della sottoscritta che fa un'analisi molto intelligente e per alcuni aspetti diversa da quanto letto oggi su giornali e social.
A me, che pratico sport a livello di schiappa, ma che ho capito quanto sia importante praticarlo, mi vien da dire che forse sarebbe ora di dare spazio ad altri sport, ad altre attività altrettanto avvincenti ma sicuramente meno interessanti da un punto di vista economico, sarebbe bello promuovere lo sport a scuola, affinchè il "fare sport" diventi qualcosa di culturale e riesca a diffondere un certo tipo di valori e ideali.
Non so dove volevo andare a parare con questo post, non l'ho ancora capito e non so nemmeno se ha un senso, so solo che mi è rimasta la mia voglia di corsa rotonda ma oggi non sarebbe più la stessa cosa.

martedì 24 giugno 2014

Le nuove amicizie

Lo scorso anno ho conosciuto una persona, un’amica, una di quelle con la A maiuscola. L’ho conosciuta sul luogo di lavoro e all’inizio non ci stavamo particolarmente simpatiche, i nostri rapporti si limitavano alla cortesia ed educazione tipica dei rapporti tra colleghi, poi non so bene cosa sia successo, siamo diventate amiche. Di quelle amiche che parlano e parlano tanto e si ascoltano, si ascoltano tanto, diventando cosi una presenza fissa e costante l’una nella vita dell’altra.
Il fatto di avere interessi, passioni, hobby e idee in comune ha aiutato a fortificare questo rapporto, ci siamo inventate viaggi, weekend, visite culturali, progetti fotografici e progetti “poetici” da condividere, e ancora non abbiam finito, considerato che è poco più di un anno che ci conosciamo e considerato quanto siamo produttive, credo che ne faremo delle belle!!
Ci ritroviamo ad avere le stesse idee e il più delle volte basta uno sguardo per capirci, come se una completasse il pensiero dell’altra.
Dicono che sia difficile trovare amici veri in età adulta ed invece io credo che siano le amicizie migliori, quelle più consapevoli e quelle più sincere, perchè più schiette, perchè ormai abbiamo capito che persone siamo e soprattutto che persone vogliamo diventare.
Questa nuova amicizia nata è proprio cosi, senza scuse o giustificazioni, senza se e senza ma, un’amicizia vera, che mi fa capire quanto sono fortunata ad averla trovata.

sabato 21 giugno 2014

#diffondiamopoesia

Io e LaSusa, sempre in fermento, sia fisicamente che mentalmente, ce ne siamo inventate un’altra. Abbiamo iniziato quasi per gioco a pubblicare quotidianamente su facebook una poesia, ogni mattino, il nostro primo post e spesso anche l’unico, è il testo di una  poesia.
Abbiamo quindi deciso di farlo diventare un nostro progetto, ogni tanto ci diamo un tema, ma nella maggior parte dei casi scegliamo la poesia in base a come ci sentiamo, ci siamo pure inventate un hashtag #diffondiamopoesia e #poesiapertutti.
Perché lo facciamo, vi starete chiedendo? Perché la poesia è bella, perché la poesia è cultura e troppo spesso è uno scritto che viene dimenticato, per di più associato ai compiti delle scuole, quante volte ci è toccato imparare a memoria una poesia e quante di quelle poesie ci ricordiamo?! La poesia è una forma d’arte che regala emozioni immediate, meno impegnativa di un romanzo ma altrettanto ricca di significato e di sentimenti, può portarti su scenari e panorami lontani e darti l’immediatezza delle sensazioni che stai provando.
C’è bisogno di poesia al mondo, come di buona musica e di libri belli ed interessanti da leggere, perché solo cosi si potrà andare lontano.
Diffondere poesia è diventata la nostra missione, quanto siamo presuntuose, ma crediamo fermamente che sia importante leggere e leggere cose belle, spesso siamo noi stesse le prime a stupirci di quante poesie poco conosciute ci siano ed è davvero un peccato lasciarle in un angolo.

Pubblico oggi questo post, scritto da qualche giorno, perchè il nostro progetto ha fatto la prima vittima; abbiamo sempre ricevuto molti commenti e diversi “like”, ma adesso si è affiancata a noi un’amica, che ogni mattina diffonde poesia!

mercoledì 18 giugno 2014

La mia maturità

Questa mattina il primo giorno di esami, dalla mia ne sono passati 16, era l’estate del 1998.
Io non mi ricordo l’ansia, la fantomatica “notte prima degli esami”, non mi ricordo tutte queste sensazioni di agitazione ed adrenalina.
Mi ricordo però che ho fatto il tema sulla pecora Dolly, era l’anno della clonazione, puntavo tutto sul tema di letteratura ma era impossibile da fare e quindi ho sbrodolato per circa tre fogli di protocollo stupidaggini e frasi fatte sulla clonazione e sulla povera Dolly, chissà se avrebbe apprezzato!
Mi ricordo che è stato l’ultimo anno della maturità vecchia, ho il voto in sessantesimi e a dire il vero fa un pò figo pensarci, mi fa sentire parte di una generazione, la mia, quella dei miei genitori e non quella di oggi, cosi distante, non solo per questioni di età anagrafica ma soprattutto per abitudini, ricordi, pensieri.
Le tracce di quest’anno sono bellissime, vorrei essere sui quei banchi, solo per poter scrivere un commento alla poesia di Quasimodo, per poter dire che Renzo Piano ha ragione, il nostro è un paese fragile ma immensamente bello; raccontare delle nuove responsabilità o della tecnologia pervasiva sempre più protagonista della nostra vita.
Di quell’estate, oltre a Dolly, ricordo il viaggio a Barcellona.
Di quell’estate ricordo un lutto, un evento cosi improvviso e traumatico da toglierti la voglia di vivere, da farti diventare ancora più fragile di quello che si è a 18 anni.

L’estate della mia maturità è stata una delle estati più intense, una di quelle estati che mi ha insegnato cosa significa diventare grandi.

martedì 17 giugno 2014

Guerra tra poveri

Ogni giorno, per lavoro, incontro persone alla ricerca di lavoro, disoccupati o inoccupati, più o meno disperati, ma tutti accomunati dallo stesso senso di smarrimento che ti piglia quando ti trovi senza lavoro.
Chi, per fortuna sua, non ci è mai passato non sa cosa vuol dire, dice di capire, ma non capisce davvero come ci si senta inutili a non avere un lavoro, soprattutto se hai sempre lavorato, dedicando anima e corpo, spesso per uno stipendio non  adeguato, ma il lavoro nobilita l’uomo si sa,  e non averlo rende vuoti dentro, tristi ed infelici, disperati appunto; a tutto questo si sommano le incombenze quotidiane, le bollette da pagare, le spesa da fare, visite mediche, imprevisti, e il malessere aumenta perchè oltre a sentirsi inutili, ci si sente incapaci di provvedere a sè e alla propria famiglia. E allora si rinuncia:  alle vacanze, alla pizza, al cinema, ma vivere di rinunce non fa altro che inasprire il cuore, l’anima.
Sento doveroso fare una precisione, per tante di queste persone, ce ne sono altrettante che stanno bene come sono, a casa, senza lavoro, senza fare nulla per cercarlo, che tirano a campare e che non sentono minimamente l’esigenza di trovare un lavoro, purtroppo fra questi ci sono tantissimi ragazzi giovani, fuoriusciti dal percorso scolastico troppo presto per i più svariati motivi e con alle spalle famiglie che sempre più spesso non sono in grado di sostenerli.
Per questi motivi, mi arrabbio e mi infastidisco quando sento persone occupate, magari anche in luoghi pubblici, lamentarsi e farsi la guerra per poche decine di euro fra un inquadramento e l’altro, per una mansione in più o in meno, per una decisione subita anzichè voluta.
Io ci sono stata disoccupata, reduce da un fallimento, da un trattamento iniquo da parte di persone pronte a tutto, pronte a chiudere una spa piena di debiti e contestualmente aprire una srl, dove i nomi sono sempre gli stessi, ma senza gli sguardi vuoti ma pieni di rabbia dei dipendenti che hanno dedicato tempo e professionalità a loro e ai loro guadagni, perchè i debiti li hanno fatti loro!
Io sono stata fortunata, mi sono ingegnata, mi sono creata un nuovo lavoro, ci ho provato, ma ho provato anche  ad alzarmi alla mattina senza una motivazione, senza un lavoro che ti nobiliti; ma ho imparato anche a dare un significato diverso e nuovo al lavoro, a pesarne il valore, ho capito che è importante ma ci sono anche tante altre cose importanti da considerare e da accudire.

Per tutto questo penso che alla fine, sia solo una guerra tra poveri, dove quando parlo di povertà intendo l’ignoranza, la mancanza di rispetto, l’incapacità di guardare al di là del proprio orticello, la continua lamentela, l’impossibilità o meglio la non voglia di capire e comprendere gli altri, i loro problemi, le loro incertezze e la loro disperazione, che poi sono le insicurezze di tutti.

lunedì 16 giugno 2014

Noi popolo della lagna!

Non so se sono più stanca del caldo o della gente che si lamenta!
Ci lamentiamo della qualunque, del caldo, della pioggia, del lavoro che c’è, del lavoro che non c’è, del traffico, delle bollette, delle tasse, dell’amore che non si trova, delle mogli che rompono, dei mariti che tradiscono e l’elenco è infinito!
Possibile che non siamo capaci a fare altro?
In questi giorni mi attanaglia questo dubbio, siamo davvero capaci solo di lamentarci? Non siamo capaci di cercare e trovare il buono nelle situazioni? Di guardarci dentro e farci un esamino di coscienza per capire cosa realmente non va.
E’ più comodo e più facile dare la colpa agli altri, al sistema, allo stato ma mai a noi, mi direte “non è colpa mia se ci sono 40 gradi all’ombra o se piove sempre nel we” avete ragione, non dipende da voi, ma è colpa vostra se accettate tutto passivamente!
Ogni tanto esce la psicologa mancata che c’è in me e questo post lo potrei inserire nella categoria “psicologia in pillole”, ma mi fa veramente incazzare la lamentela continua, soprattutto nei ragazzi giovani, possibile che siate già tutti seduti? possibile che non abbiate voglia di vivere e preferiate farvi vivere dalla vita?
Se le occasioni non ci sono, si creano, con impegno, fatica e anche con dolore, perchè non sempre va bene, ma quanto meno dopo posso dire di aver provato e sperimentato, di aver sbattuto la testa magari anche forte, ma di essere viva, di aver vissuto a pieno.
In questo momento mi viene in mente “L’attimo fuggente” e il discorso di  Jobs agli universitari, rendete straordinaria la vostra vita, è l’essenza di tutto. Lo si può fare, anche con la crisi, anche con i problemi quotidiani e anche e soprattutto con 40° all’ombra, basta volerlo!

giovedì 12 giugno 2014

Pensieri & Riflessioni sulla corsa

Sono appena tornata da una corsa in collina, il famigerato PAC, per chi non corre e soprattutto non è della zona, la sigla sta per percorso arquatese circolare, un saliscendi continuo, per noi gente di pianura praticamente una scalata in alta montagna.
Ho affrontato questo percorso, come al solito, non pronta e non allenata, ultimamente corro poco, prediligo la palestra, non so perché, non credo che sia una questione di caldo, non mi va e basta.
Comunque, affronto le salite con ingenuità, pur conoscendole e con una quantità di acido lattico nelle gambe inenarrabile, faccio fatica, molta fatica, cammino...il trucco di guardare il paesaggio non funziona, ormai mi conosco troppo bene, ho corso 12 km con due pitbull attaccati ferocemente al sederino, dolore e fatica i miei compagni di avventura e nonostante questo mi sono detta "bisogna riprendere a correre!!", non ci sono più scuse, si deve correre. Un'esperienza così dovrebbe buttare giù, ma correndo ho cercato di rivivere le belle sensazioni di Bolsena, e ho capito che la corsa sarà sempre comunque fatica ed impegno, non ci si improvvisa, ma quanto stai bene dopo ne fa valere la pena.
Ora sono stanca ma carica, l'adrenalina mi circola nel sangue non lasciandomi un attimo di respiro, farei mille cose anche se l'unica che dovrei fare è quella di dormire e riposare.
La corsa è cosi, è strana, chiede impegno, fatica e sacrificio ma in cambio ti dà benessere, leggerezza e voglia di fare. Fosse sempre tutto così facile.


#100happydays

100 giorni di felicità, è possibile? Qualche mese fa sono venuta a conoscenza di questo progetto #100happydays, sei capace di essere felice per 100 giorni?
Io e LaSusa (una delle nuove persone entrate nella mia vita e che spero che non se ne vada mai) ci siamo dette, proviamo, cosa sarà mai? E cosi tramite il social Instagram abbiamo deciso di provare ad essere felici per 100 giorni, ogni giorno pubblichiamo una foto di un momento della nostra giornata che ci ha regalato un sorriso, che ci ha reso felici. Siamo ormai in prossimità dell’arrivo, mancano una manciata di giorni a raggiungere il nostro 100° giorno di felicità.
Questo progetto ci è piaciuto talmente tanto che abbiamo deciso di continuare, lanciando l’hashtag #100happydaysandmore, perché la felicità non si può limitare a soli 100 giorni.

Una sera parlavamo con i nostri amici di questo progetto ed alcuni erano letteralmente sconvolti perché non riescono a trovare la felicità in un giorno, figuriamoci in 100 giorni, non sapevo e non so ancora cosa dire. Sono talmente presi dagli eventi della vita, da farsi vivere e da non riuscire a trovare un minuto per un sorriso, o peggio ancora non riescono a trovare in un’intera giornata un solo motivo per fare un sorriso, sconvolta lo ero io dopo aver sentito queste parole, lo ammetto non è facile, capitano giorni che arrivi a sera e ripensi alla giornata per trovare un momento da immortale e condividere.
Noi per 100 giorni abbiamo immortalato un attimo, un momento, che fosse il tramonto, un regalo, un viaggio, una tavola apparecchiata, un qualsiasi momento della nostra giornata che fra i mille impegni, fra le mille incombenze ci regalasse un sorriso, un pomeriggio uscendo dall’ufficio ho alzato gli occhi al cielo perché stanca della mia giornata e trovarmi a fissare il cielo di un azzurro intenso, senza nemmeno una nuvola mi ha fatto sorridere, senza che me ne accorgessi il mio viso si è disteso e il sorriso è nato spontaneo, schietto e vero.

Se andate a vedere il sito www.100happydays.com/it trovate la domanda “sei capace di essere felice per 100 giorni di fila?” e subito dopo “non hai tempo, vero?”.

Forse è proprio questo il problema, non abbiamo il tempo di fermarci un attimo per godere delle piccole cose, per ricordarci che sorridere è bello e fa bene! Che basta davvero poco per essere felici!

Il viaggio nel viaggio!


Per il weekend del 2 giugno siamo tornati nella nostra amata Bolsena, praticamente una seconda casa, e questa volta rientrare è stato più duro del solito, mi è venuto il mal di Bolsena!
Ho portato degli amici che non ci erano mai stati e anche loro se ne sono innamorati, tanto è vero che ci vogliono ritornare per le vacanze estive e ovviamente, io e Lui che fermamente abbiamo dichiarato che quest’anno non saremmo andati via, per una serie di motivi, eccoci a dire di si, perché in fondo Bolsena è maggica! Ma scusa con quante “g”? E’ maggica, come la maggica Roma!
In questi 3 giorni sono successe tante cose, troppe oserei dire, su alcune sto ancora elaborando per crearmi un’opinione ed un pensiero, sto invecchiando e i processi mentali si fanno più lenti, ma alcune cose sfuggono al mio controllo, alla mia comprensione, vanno al di là di ogni consueta spiegazione e trovare sempre nuove giustificazioni o spiegazioni richiede uno sforzo mentale ulteriore.
Ma partiamo dalle cose più semplici e più belle.
Il primo racconto che vi voglio fare è quello di un viaggio dentro il viaggio.
Siamo usciti a correre e abbiamo preso una strada che non conoscevamo, al primo svincolo abbiamo sbagliato finendo in una casa sconosciuta, allora siamo tornati indietro per riprendere la strada smarrita.
La strada sale e il caldo inizia a farsi sentire, curva dopo curva, il panorama che ci appare è da mozzare il fiato, il lago in tutto il suo splendore, le acque blu che contrastano con il giallo dei campi bruciati dal sole.
Non mi sarei mai fermata, avrei continuato a correre per sapere dove portava quella strada, per stupirmi passo dopo passo, trovando un nuovo spettacolo dietro l’angolo.
E’ stato come fare un piccolo viaggio, dove non è importante la meta ma quello che vivi mentre lo fai, le sensazioni belle che ti fanno battere forte il cuore, lo stupore che ti toglie il respiro e la felicità che ti scorre a fior di pelle.

martedì 10 giugno 2014

A volte ritornano!

Proprio ora che mi è tornata voglia di scrivere sul mio blog non riesco più ad accedervi, a causa di un problema con la vecchia mail con la quale mi sono registrata.
Questa notizia mi ha sconvolto e stravolto i piani, avevo già pronte diverse cose da pubblicare, ma ora mi ritrovo a scrivere in un nuovo blog, dal nome nuovo e dalla vesta grafica nuova e ancora in via di definizione.
Definirmi ora mi risulta difficile, forse perché mi sento ancora in piena evoluzione, ho trovato un mio equilibrio ma mi rendo conto che ci sono ancora alcune pezzi del puzzle da mettere a posto.
Il mio vecchio blog lo trovate qui dilettidilemmi.blogspot.it, un po' misero lo so, ma la voglia di scrivere e soprattutto condividere viene e va ed ultimamente è più andata che venuta.
Nel frattempo gli anni sono diventati quasi 35, il mio Lui è diventato marito, dopo essere amico e compagno di vita, l'Altro è sempre con noi, vorrei allargare la famiglia con l'Altra ma il mio Lui non vuole, pazienza..forse un gatto è più che sufficiente!
In questi due anni ho avuto un po' di alti e bassi nel lavoro, forse ora ho trovato una stabilità ma che mi consuma in stanchezza, ho conosciuto nuove persone che arricchiscono la mia vita e altre le ho perse per strada, ma poco importa, probabilmente non aveva più senso compiere lo stesso cammino.
Cos'altro dire? La mia evoluzione è in corso, in pieno divenire, nascono nuovi interessi e nuove passioni, vorrei trovare la giusta direzione, o forse l'ho già trovata ma ancora non ne sono consapevole.
Il post che volevo pubblicare parla di un viaggio, grande passione della nostra vita, di solito legati ad eventi sportivi, la scusa è la corsa ma intanto visitiamo capitali europee e luoghi lontani, questo viaggio però l'abbiamo fatto in un posto che conosciamo bene, al quale torniamo spesso, come se ci fosse un filo invisibile che ci lega a quella che sentiamo la nostra seconda casa, ogni volta ripartire è difficile, ma questa volta è stata durissima, come non mai.
Ci torneremo fra un paio di mesi, la cotta per quella terra è diventata amore, amore vero che alimentiamo ad ogni viaggio.

Questo l'inizio dei miei pensieri tra le dita, titolo scontato forse ma a quest'ora non mi veniva niente di meglio, abbiate pazienza.