venerdì 6 novembre 2015

La mia maratona di Venezia 2015

Ormai sono passate due settimane dalla maratona di Venezia, dopo 3 anni, sono tornata a correre la distanza regina, una corsa che si prepara e si affronta sempre con un misto di adrenalina, ansia, timore e rispetto.
Circa due mesi di preparazione nei quali si sono susseguiti sentimenti contrastanti e di intensità crescente con l'avvicinarsi della fatidica domenica; tanti i chilometri percorsi in allenamento, la fatica provata, la stanchezza nelle gambe e nel corpo che ti fanno dire "ma perché? non andava bene una mezza maratona?", quella stessa fatica che ad un certo punto si trasforma in energia pura, in tensione positiva che ti porta ad affrontare la follia di correre una maratona.
Follia, si! Per me è pure follia, è un impegno importante prima, le tabelle, i lunghi da programmare e conciliare con gli altri impegni, le ripetute, un impegno gravoso che spesso ti fa perdere il bello della corsa, non esci più a correre perché hai voglia ma perché devi, perché la maratona non si improvvisa, chiede, pretende.
E' un  impegno importante dopo, perché 42 chilometri, sono 42 chilometri, sono tempo, fatica, dolore nelle gambe, nella testa e nel cuore.
Le settimane volano e arriva il 25 ottobre, arriva Venezia. 
Accompagno in questa avventura mia cugina, al suo esordio su questa gara; ha seguito un pò le mie orme, ci si è buttata dentro con ingenuità, senza sapere bene a cosa andava incontro, ma con determinazione e grinta.
Ho corso la maratona molto al di sotto delle mie possibilità e questo mi ha permesso di godermi a pieno la gara, di vivere ogni emozione fino in fondo, di comprendere chi mi ha accompagnato alla mia prima maratona con un passo molto più lento del passo abituale.
Per Venezia sempre dritto ci dicevano da bordo strada e a Venezia ci siamo arrivate, affrontando i ponti, godendo ed emozionandoci nel giro in Piazza SanMarco, scoppiando in lacrime in quei duecento metri scarsi che ti portano a tagliare il traguardo, dopo aver letto e fissato con stupore ed orgoglio il cartello del 42° chilometro.

Una maratona che non dimenticherò, che mi resterà nella testa e nel cuore per sempre, ma che allo stesso tempo mi ha lasciato un pò di amaro in bocca, ho voglia di mettermi alla prova, di vedere se la preparazione e gli allenamenti hanno portato i loro frutti, a dicembre potrebbe esserci una maratona ad aspettarmi, potrebbe esserci un'altra grande emozione da affrontare e vivere.






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