mercoledì 18 giugno 2014

La mia maturità

Questa mattina il primo giorno di esami, dalla mia ne sono passati 16, era l’estate del 1998.
Io non mi ricordo l’ansia, la fantomatica “notte prima degli esami”, non mi ricordo tutte queste sensazioni di agitazione ed adrenalina.
Mi ricordo però che ho fatto il tema sulla pecora Dolly, era l’anno della clonazione, puntavo tutto sul tema di letteratura ma era impossibile da fare e quindi ho sbrodolato per circa tre fogli di protocollo stupidaggini e frasi fatte sulla clonazione e sulla povera Dolly, chissà se avrebbe apprezzato!
Mi ricordo che è stato l’ultimo anno della maturità vecchia, ho il voto in sessantesimi e a dire il vero fa un pò figo pensarci, mi fa sentire parte di una generazione, la mia, quella dei miei genitori e non quella di oggi, cosi distante, non solo per questioni di età anagrafica ma soprattutto per abitudini, ricordi, pensieri.
Le tracce di quest’anno sono bellissime, vorrei essere sui quei banchi, solo per poter scrivere un commento alla poesia di Quasimodo, per poter dire che Renzo Piano ha ragione, il nostro è un paese fragile ma immensamente bello; raccontare delle nuove responsabilità o della tecnologia pervasiva sempre più protagonista della nostra vita.
Di quell’estate, oltre a Dolly, ricordo il viaggio a Barcellona.
Di quell’estate ricordo un lutto, un evento cosi improvviso e traumatico da toglierti la voglia di vivere, da farti diventare ancora più fragile di quello che si è a 18 anni.

L’estate della mia maturità è stata una delle estati più intense, una di quelle estati che mi ha insegnato cosa significa diventare grandi.

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